Nuova intervista nella rubrica artisti emergenti de “Le Interviste di Nick“. Solo l’altro ieri abbiamo avuto il ritorno della cantautrice Deborah Bright, per parlare di come si sia evoluto il suo percorso in questo periodo. Oggi invece torniamo con una nuova artista, una nuova cantautrice per l’esattezza, propostaci ancora una volta dall’Editore Massimo Galantucci e alle Edizioni Musicali Magilla Spettacoli: ecco Talija Project.

Pseudonimo di Giovanna Cardillo, muove i primi passi nella musica durante l’adolescenza. Le prime canzoni, scritte insieme al fratello Alessandro, sono in chiave acustica e di stampo orecchiabile in inglese, nonché un’ottima palestra per trovare il proprio stile vocale. Dopo una parentesi come autrice di musiche per il teatro in ambito riabilitativo psichiatrico, prosegue in solitaria nella composizione di brani più intimi ma non meno radiofonici, sempre in lingua inglese, e che verranno pubblicati nell’album “Talija” per (R)Esisto Distribuzione nel 2019. L’anno successivo inizia una produzione più elettronica che, pur mantenendo dei tratti acustici, si discosta dalle sonorità pop/rock precedenti. Pubblica tre singoli come indipendente: “Promise“, “Baby” e “Reaper” e si cimenta nella propria versione di “Mad World” dei Tear for Fears e “Best of you” dei Foo Fighters. Con i brani “Sotto un temporale” e “Sensi” editati dalla Magilla Spettacoli, si cimenta nelle prime stesure in italiano pur mantenendo uno stile elettro/acustico di stampo internazionale e del tutto personale, valorizzato da una timbrica riconoscibile al primo ascolto.

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1) Per prima cosa, vorrei saperne di più sulle tue origini artistiche. Come e quando hai iniziato fare musica e hai deciso di dedicarti ad essa?

Talija Project: Ho iniziato da adolescente, mi ero innamorata di un album di Alanis Morissette, Jagged Little Pill, e lo cantavo per giornate intere. Mio fratello ha notato che avevo delle possibilità a livello vocale e strimpellando la chitarra aveva già cominciato a buttare giù qualche giro di accordi. Ben presto i nostri pomeriggi si sono trasformati in vere e proprie sessioni di scrittura, melodie e testi nascevano spontaneamente e così ho iniziato a percorrere questa strada. La cosa buffa è che mi vergognavo terribilmente di farmi sentire, ci sono voluti anni per convincermi che avevo una voce.

2) Come hai scelto il tuo nome d’arte?

Talija Project: Ne ho avuti altri prima di Talija Project, ma questo è venuto fuori da un’esclamazione di mio padre che era di origini calabresi: stava guardando una foto nella quale sembrava che sbirciassi da qualche parte e ha esclamato qualcosa come “Taligghia”. L’ho ammorbidito ed è venuto fuori Talija, che ho poi scoperto che in lituano vuol dire “vita”. Ho aggiunto Project perché mi piace l’idea di condividere la mia creatività con chi se la sente, mi piacciono le persone creative che hanno voglia di collaborare.

3) Ci sono artisti che ti hanno influenzato o ispirato?

Talija Project: Molti. La prima è stata Alanis Morissette, ma ho tratto una fortissima ispirazione anche da Moby, un genio. Principalmente la scena anni ’90: Sheryl Crow, Tori Amos, Marilyn Manson, Massive Attack, The Cranberries, sono tutti artisti che mi hanno dato qualcosa. Degli ultimi anni mi piace come viene prodotta la voce di Billie Eilish.

4) Quanto pensi che sia importante avere una forte identità musicale e come commenteresti la tua?

Talija Project: E’ fondamentale e dovrebbe essere una cosa che viene fuori naturalmente dall’animo di un artista, un qualcosa di sincero. L’identità musicale è un percorso di vita: fai esperienze, cambi idee, opinioni, gusti ma di base sei tu. Io sono una persona che si annoia a fare le cose sempre nello stesso modo, mi piace contaminare e ho lavorato molto per raggiungere un’espressività vocale che rispecchiasse in pieno ciò che ho in mente: ad esempio non penso di dover fare acuti a tutti i costi, sono capace ma non mi interessa, ciò che contraddistingue la mia vocalità è fare ciò che la canzone richiede per richiamare una certa atmosfera ed essere incisiva anche con una singola nota.

5) Parliamo dei tuoi singoli, “Sensi” e “Sotto il Temporale”. Cosa puoi dirci su questi brani?

Talija Project: Sono entrambi nati di getto, scritti in poche ore. Sensi è nata da una ricerca di suoni, ne stavo provando di nuovi e trovato il synth, è venuto fuori tutto a valanga: ritmo, testo… Sotto un temporale è partita da dei versi che avevo scritto sul cellulare, poi limati, un giro di piano e poi si è sviluppata in questa atmosfera surreale che Gioia Muccioli ha impreziosito con la chitarra.
Avevo già provato a scrivere qualcosa in italiano, ho sempre usato l’inglese e a un certo punto volevo esprimermi in modo più disinvolto. Ma sono stati questi due brani a convincermi che avevo raggiunto un primo livello di fruibilità… in realtà con questa sessione di idee ne sono nati quattro, ne ho altri due nel cassetto, vedremo. Riguardo ai contenuti posso dire che il filo conduttore è sempre quello di trovare un dialogo con sé stessi, come se si parlasse ad una persona amica. Sono stata anni in conflitto e adesso bisogna che trovo modo di fare pace, le canzoni forse rispecchiano questo.

6) Cosa provi quando fai musica?

Talija Project: Benessere, soprattutto quando compongo. Il tempo vola e non mi rendo conto di passarci le ore. Anche se a volte passo dei lunghi periodi senza fare niente, ma so che è il preludio di una sessione di idee.

7) C’è qualche artista con cui ti piacerebbe o vorresti avere l’onore di collaborare?

Talija Project: Uno? Per non ripetermi, cito un artista italiano: Battiato.

8) Quali sono i tuoi progetti futuri? E che vette vorresti raggiungere?

Talija Project: Nessuna vetta, soffro di vertigini. Mi basterebbe che la musica continuasse a farmi bene come sta facendo ora. Per quanto riguarda i progetti futuri: ho un’ideuzza che si preannuncia divertente ma non voglio dire niente, ci risentiamo quando la realizzo! Dico solo questo: strumenti e musicisti.

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