Dopo oltre una settimana di pausa, torniamo con una nuova intervista qui su “Le Interviste di Nick“. Prima di interromperci, abbiamo conosciuto il giovanissimo Estoy Pocho, mentre oggi, per segnare questo ritorno, incontriamo un’artista talentuoso e vissuto: il cantautore Romano.

Cantautore e musicista italiano, nasce a Palermo nel 1985. Dopo una lunga esperienza come bassista ed autore, decide di intraprendere un progetto solista. Si esibisce in giro per l’Italia e l’Europa e conquista alcuni importanti riconoscimenti come il “Premio De André” nel 2016, il Premio della Critica, quello come “Migliore Interpretazione” al Premio Andrea Parodi con la band Tamuna – con la quale ha pubblicato anche due dischi – ed il Premio SIAE “Sergio Endrigo” con il cantautore Francesco Vannini, con cui ha pubblicato un EP. Nel 2019 inizia a lavorare al suo primo disco solista, che vede alla produzione esecutiva di Lello Analfino (Tinturia) ed alla produzione artistica Francesco Prestigiacomo. Nel 2021 pubblica “Coniugi Arnolfini”, un brano che, prendendo il titolo dal celebre dipinto di Van Eyck, proprio come nel Ritratto narra l’emigrazione, vista e vissuta come intenso momento di crescita. L’artista dipinge su una tela di note un racconto costellato di accurate descrizioni di oggetti, oggetti che abitano un appartamento ideale, un luogo immaginario, emblema di conciliazione e resilienza, ma anche di quotidiana normalità, quella normalità che tanto ci manca nell’ultimo periodo. Versatile e completo, Romano è uno tra i migliori esponenti della nuova scena cantautorale italiana.

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1) Innanzitutto, partiamo coi tuoi inizi. Come e quando hai cominciato a fare musica e sei entrato in questo mondo?

Romano: Suono ormai da tantissimi anni, ma l’ho fatto sempre da musicista (e in particolare da bassista). Negli ultimi anni sentivo l’urgenza di pubblicare alcune canzoni e mi sono reso conto che non potevano funzionare cantate da altri, cosı̀ ho intrapreso questo percorso che mi ha portato ad essere in “prima linea”.

2) Come hai scelto il tuo nome d’arte?

Romano: E’ semplicemente il mio cognome.

3) Ci sono artisti che ti hanno influenzato o ispirato?

Romano: Negli ultimi mesi ho ascoltato molto SuCjan Stevens, Bon Iver e Ben Howard, poi ho masticato tanto i cantautori italiani, quelli a cui mi ispiro maggiormente sono Battiato e Dalla.

4) Quanto pensi che sia importante avere una forte identità musicale e come commenteresti la tua?

Romano: Credo sia il presupposto fondamentale per fare musica. Oggi è davvero complicato farsi spazio nel mare di musica che assedia i nostri iPod, ed è anche complicato trovare qualcuno disposto a investire su un progetto originale non troppo legato alle logiche del mercato. Ho provato a creare la mia partendo da un concetto apparentemente “semplice”: la verità. Quello che faccio e racconto è la manifestazione di cosa sono.

5) Parliamo del tuo nuovo singolo “Coniugi ArnolFini”. Cosa puoi dirci su questo brano?

Romano: E’ un brano molto personale, nato dopo una serie di infiniti traslochi e scritto immaginando un posto ideale in cui mettere dentro tutte le cose che mi piacevano. I “Coniugi Arnolfini” è un dipinto di Van Eyck che la mia compagna si è portata in giro per l’Italia tra le tante case e stanze universitarie che ha cambiato. Per l’esattezza è una stampa di scarsa qualità, ma per me rappresenta un punto fermo, ho immaginato di metterlo dentro questo luogo ideale.

6) Cosa provi quando fai musica?

Romano: E’ terapeutico, è come andare in analisi ma senza nessuno che ti chiede cose.

7) C’è qualche artista con cui ti piacerebbe o vorresti avere l’onore di collaborare?

Romano: Ne avrei tantissimi, faccio fatica a pensarne uno. Direi Niccolò Fabi.

8) Quali sono i tuoi progetti futuri? E che vette vorresti raggiungere?

Romano: Finire il disco e ritornare a fare concerti, magari farne quanti più possibile.

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