Le Interviste di Nick – Roberto Zanetti

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Ultimo appuntamento di Agosto con “Le Interviste di Nick“. A chiudere la scorso settimana è stato il giovane cantante RnB Giaco, mentre oggi, per chiudere il mese, abbiamo un incontro speciale con uno straordinario artista di lunga data ed esperienza. Ce lo presenta la Synpress44: ecco il pianista Roberto Zanetti.

Innamorato del blues, cultore del rock britannico, nasce come chitarrista di piccole realtà locali. La necessità di approfondimento della materia musicale lo porta a frequentare il conservatorio scegliendo il corso di direzione corale quale disciplina che gli permette di apprendere, insieme alla tecnica pianistica, l’armonia e la composizione. Nel 1991 consegue il diploma in Musica Corale e Direzione del coro presso il Conservatorio E.F. Dall’Abaco di Verona sotto la guida del maestro Antonio Zanon. L’approfondimento della cultura musicale afroamericana avviene presso la scuola civica musicale di Milano sotto la guida dei Maestri Enrico Intra e Sante Palumbo e prosegue con la frequenza di seminari e corsi specializzati (Umbria jazz, Barkley school of Boston “clinics”; Barry Harris workshops) che sono i catalizzatori di uno studio costante e assiduo delle sonorità jazz. Le due culture, classica e jazz, coesistono costantemente nel suo percorso professionale e lo vedono impegnato contemporaneamente nella direzione di cori e nella carriera di pianista leader di formazioni jazz. Collaterale e coadiuvante queste realtà è poi la sua attività di compositore e arrangiatore sia di musiche sacre in stile isoritmico e polifonico, sia di composizioni in stile blues e jazz, sperimentando anche composizioni che sono una vera e propria fusione delle due culture. Collabora con molti jazzisti italiani quali Angelo Peli, Valerio Abeni, Andrea Olivi, Lorenzo Conte, Bruno Marini, Mauro Ottolini, Luca Boscagin, Paolo Mappa e con il sassofonista americano Steve Potts. Gli incontri con il contrabbassista Luca Pisani nel 2006, e successivamente con il batterista Massimo Chiarella, rappresentano un punto fermo nella sua carriera, con questi musicisti stabilisce infatti una solida collaborazione che si traduce nell’incisione di un primo disco dedicato alla scuola musicale di Duke Ellington e Telonius Monk, dal titolo “My Monk” (2010, autoprodotto), che trova buoni riscontri nella stampa nazionale qualificata ed è abitualmente nella programmazione di radio specializzate internazionali. Nel 2013 il trio torna in sala d’incisione con la speciale partecipazione del sassofonista P. Tonolo per incidere “Minor Time”, una raccolta di brani tutti autografati Roberto Zanetti, in attesa di pubblicazione.

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1) Innanzitutto, parliamo delle tue origini. Come e quando hai deciso di fare musica e sei entrato in questo mondo?

Roberto Zanetti: Fin da piccolino, quando cantavo nel coro della parrocchia, mi ha sempre affascinato il suono vocale. Ho cominciato a mettere le mani sull’organo della chiesa, studiavo qualche piccola melodia gregoriana. Mi sono avvicinato alla chitarra suonando il blues, a orecchio. C’è stato un avvenimento importante che mi ha fatto cambiare il mio approccio alla musica: un mio amico. Lui sapeva già suonare e volevo che mi insegnasse qualche patterns. Il suo rifiuto mi ha fatto venir voglia di studiare e saperne di più.

2) Ci sono artisti che ti hanno influenzato o ispirato?

Roberto Zanetti: Sono tanti i musicisti a cui mi ispiro, ma quelli che mi hanno influenzato maggiormente e a cui ho dedicato anche dei brani sono: Thelonius Monk, Duke Ellington, Bud Powell.

3) Quanto pensi che sia importante avere una forte identità musicale e come commenteresti la tua?

Roberto Zanetti: Studiando musica, impari una pronuncia del fraseggio. Ho studiato tanto i pianisti e i sassofonisti nel mondo del jazz, ho sempre cercato di trovare un mio linguaggio e una mia pronuncia. Non ho mai cercato di imitare, perché sarei sempre stato una brutta copia. Ho cercato di lavorare su un mio linguaggio e un mio fraseggio. Per me avere un’identità, un modo di essere e di vivere, è fondamentale.

4) Parliamo del tuo nuovo album “Mother Afrika”. Cosa puoi dirci su questo disco?

Roberto Zanetti: Da una vita pensavo a realizzare un disco sull’Africa e le origini della musica jazz. Il tempo avuto a disposizione durante il Lockdown, mi ha consentito di realizzarlo. Ho sempre suonato blues, perché la ritengo la musica dell’anima. La prima volta che l’ho ascoltato, ho capito che era la mia musica. Sono convinto che la cultura afroamericana sia la radice della musica del XX e XXI secolo. Ho cercato di renderle omaggio attraverso la forma del call and response, che era all’origine dei primi canti africani, che si sono poi sviluppati attraverso i gospels, gli spirituals, il blues, il funk fino ad arrivare alle nuove forme espressive contemporanee. Ho elaborato per Mother Afrika una scrittura e una pronuncia attuale ed orecchiabile. Un concept musicale con una vena civile molto forte, un racconto musicale di storie afro- americane al femminile: la forza di Wilma Rudolph, il coraggio di Rosa Parks, la genialità di Katherine Johnson, lo straordinario talento di Nina Simone. “Mi sono appassionato alle loro storie e alle loro azioni, che hanno reso il mondo un posto migliore e la musica diventa uno strumento per abbattere barriere e portare a riflettere sui diritti umani ancora violati ai nostri giorni. Da anni e per questo settimo album i miei compagni di viaggio sono: Massimo Chiarella, Luca Pisani e Valerio Pontrandolfo. Oltre ad essere dei grandi professionisti, conoscono la mia personalità e il mio stile musicale. Mother Afrika si arricchisce anche della partecipazione di Nicolò Sordo, voce recitante del primo e ultimo brano. “Abbiamo scelto la poesia Africa di David Mandessi Diop, poeta di madre camerunense e padre senegalese, personalità di spicco nel movimento filosofico letterario Nègritude, perché ci offre uno sguardo dell’Africa vista da lontano.

Mother Afrika - Roberto Zanetti

5) Cosa provi quando fai musica?

Roberto Zanetti: Entro in un’altra dimensione, soprattutto quando suono la mia musica. Mi allontano dai problemi quotidiani, che hanno tutti, e viaggio in un flusso di emozioni che mi permettono di esprimere il mio modo di essere.

6) C’è qualche artista con cui ti piacerebbe o vorresti avere l’onore di collaborare?

Roberto Zanetti: Sono tanti i musicisti con cui vorrei collaborare. L’importante per me è che siano in linea con il mio modo di suonare e di esprimere la mia musica. Per questo motivo collaboro con un gruppo di musicisti che conoscono a fondo il mio pensiero e lo traducono sul palco.

7) Quali sono i tuoi progetti futuri? E che vette vorresti raggiungere?

Roberto Zanetti: Il mio futuro musicale lo lascio alla sorte. Mi interessa semplicemente che la mia musica venga divulgata, condivisa e suonata.

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