Le Interviste di Nick – Chris Yan

Chris Yan (foto by Roberta Riccio)
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Ultimo appuntamento della settimana qui su “Le Interviste di Nick“. Lunedì scorso abbiamoa vuto la fortuna di saperne di più sul grande pianista Roberto Zanetti e anche oggi, la Synpress44 ci presenta un nuovo artista poliedrico ed esperto: ecco voi l’eclettico Chris Yan.

Christian Mastroianni (Tivoli,1987). Sound artist ,compositore e field recordist. Bassista e poli-strumentista all’origine, dal 2009 si interessa alla musica elettronica con il nome d’arte Chris Yan. Questi dieci anni e più di attività, lo vedono coinvolto in molteplici progetti e collaborazioni. Spaziando da la raccolta di paesaggi sonori tramite registrazioni su campo, a musica per immagini, narrazioni sonore per radiodrammi ed installazioni site specific e performance dal vivo; con particolare interesse e dedizione alla musica elettroacustica e alla propria ricerca sonora. Otto album all’attivo: “Urban Mantra“, “Mnesterophonìa“, “Parabole“, “Fortuna” (con Isabella Bordoni), “Live at F.A.C.K. MSUV“, “Kinferoof_music for water and contact microphones“, “Le visioni di Zosimo“, “Blasé” e numerose collaborazioni. La sua ricerca attuale è concentrata nel rapporto tra suono-oggetto-rumore. Sia dal vivo che in studio si serve di microfoni a contatto, microfoni idrofoni e sensori, nastri magnetici; manipolando il suono diretto e pre registrato tramite un sintetizzatore modulare. Attualmente è impegnato nell’ampliamento del suo archivio-memoria sonora di registrazioni sul campo e la promozione del nuovo album “Blasè“.

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1) Innanzitutto, parliamo delle tue origini. Come e quando hai deciso di fare musica e sei entrato in questo mondo?

Chris Yan: Ho iniziato quasi per gioco, a cavallo tra gli undici e i dodici anni con il basso elettrico, solo dopo i quattordici anni ho iniziato a studiare seriamente lo strumento. Per anni ho militato in band (locali e non) principalmente come bassista-contrabbassista, mentre in privato collezionavo ogni sorta di strumento e mi lanciavo in timidi tentativi di composizione; ammiccando sempre più alla musica elettronica. Fino al 2009 dove decido di dare un taglio quasi netto e di partire ufficialmente con il progetto “Chris Yan”: pubblicando il mio primo concept album da solista “Urban Mantra”. Da quel momento è stata, fortunatamente, tutta una continua evoluzione e una costante ricerca sul suono, inteso nel suo senso globale del termine. Et voilà, eccomi qua con l’ottavo album da solista e una bella dose di progetti, collaborazioni e ricerche alle spalle.

2) Ci sono artisti che ti hanno influenzato o ispirato?

Chris Yan: Dagli esordi ci sono stati, giustamente, una miriade di artisti che mi hanno ispirato e influenzato. Molti poi abbandonati per strada ed alcuni sempre ben presenti ancora adesso. Primo su tutti e senza dubbio alcuno c’è Brian Eno. Come artista musicale (e non solo) è quello che accompagna tutta la mia svolta alla musica elettronica e da più tempo rispetto ad altri artisti. Negli ultimi dieci anni si sono aggiunti alla lista anche compositori come John Cage, Satie, Pierre Shaeffer, Luc Ferrari, Luciano Cilio, etc. Molte influenze da cui traggo ispirazioni sono arrivate sempre anche altrove: poesia e letteratura, fotografia e cinema, e dalle arti visive in generale. Spesso molto in maniera più marcata e molesta, rispetto alla musica.

3) Quanto pensi che sia importante avere una forte identità musicale e come commenteresti la tua?

Chris Yan: Avere una propria identità musicale, è ciò che permette in un qualche modo anche di distinguerti dalla moltitudine di offerte-prodotti musicali che si trovano al giorno d’oggi. Ovviamente diventa una forte identità, non certo in base al successo raggiunto o meno – e nemmeno troppo dal numero di obbiettivi raggiunti – ma credo che stia tutto nella perseveranza e nella coerenza che si pone nel proprio progetto. Allo stesso tempo è sempre indispensabile essere in una propria evoluzione, senza quest’ultima, credo che si perda il senso un po’ del tutto. Ad esempio, senza stare a scomodare gli anni che precedono il 2009 (e quindi l’inizio del mio progetto solista), i miei primi album sono totalmente differenti agli ultimi, eppure risalta in maniera nemmeno troppo nascosta, la mia matrice: il mio timbro e modo di fare e ascoltare musica non è così distante. Certo, fortunatamente, si denota un evoluzione nella composizione e nell’approccio: la scelta dei suoni, nella ricerca di essi e nell’attrezzatura, sia totalmente differente.

4) Parliamo del tuo nuovo album “Blasè”. Cosa puoi dirci su questo disco?

Chris Yan: In questo ultimo album, riallacciandomi al discorso precedente, la differenza tra questo e i primi due album non è così lontana. Credo che “Blasé”, nonostante sia un disco “non voluto” e non cercato, racchiuda al meglio tutto quello che è stato fino a questo momento il mio percorso artistico. Di fatti vi possiamo trovare una matrice che si appoggia molto alla “ambient music” dei primi due album, e allo stesso tempo ammicchi agli anni dedicati alla ricerca sonora assoluta. Oscillando in modo perpetuo tra l’anti-emotività forzata del voler per forza dare un senso ad ogni suono (quando molti di essi sono semplicemente quello che sono) e il cedere completamente al sentimentalismo musicale, con lirismi ed orchestrazioni. Blasè racchiude una serie di improvvisazioni lunghissime registrate tra il 2018 e il 2019, eseguite tramite un piccolo studio mobile trascinato avanti e indietro dalla periferia Romagnola fino a Napoli. Erano tempi in cui il disinteresse verso il mondo esterno e l’apatia, avevano avuto la meglio su di me: sia a livello personale che nella sfera artistica. Solo sul finire del 2020, totalmente preso nel mio ritorno all’attività da Field Recordist, mi sono imbattuto nuovamente in queste registrazioni nei miei archivi. Riascoltandole mi son reso conto che, in questo accumulo di dati abbandonato, c’erano moltissime texture e spunti molto interessanti e che automaticamente mi hanno ri-proiettato nell’umore che vivevo allora. Trovai questo ‘mood’ molto affine al saggio “Le metropoli e la vita dello spirito” di Georg Simmel – che lessi molti anni prima – e le sue definizioni/studi sulla società moderna e sull’individuo blasé. In queste affinità e somiglianze decisi di mettere mano a queste improvvisazioni e di affinarle a questo tema. “Eppure, ricordo anche dei fiori sul tuo volto”, terzo singolo e ultimo brano del disco, è l’unico a non far parte dell’archivio; ma è un’ auto-dedica a me stesso composta pochi giorni prima di entrare in studio per il mix finale a gennaio 2021. Forse è il brano con più sentimentalismo musicale che io abbia mai scritto e che sigilla a dovere, con quello che è il mio stato attuale, quel che ho vissuto negli ultimi complessi anni e che cerco di trasmettere in questo disco.

Blasè - Chris Yan

5) Cosa provi quando fai musica?

Chris Yan: Questa è una domanda molto complessa e al quale non è assolutamente facile rispondere a parole. In maniera semplicistica potrei dirti “Tutto e niente”. Perché, davvero, per me la musica e la ricerca sono state – e lo sono tutt’ora – la salvezza e la condanna; l’euforia e la disperazione; e tutte le moltitudini e contrapposizione che ci sono al mondo e che possiamo conoscere. Per questo è cosa assai complessa da descrivere per me.

6) C’è qualche artista con cui ti piacerebbe o vorresti avere l’onore di collaborare?

Chris Yan: Così su due piedi, non ho uno o più artisti con il quale mi piacerebbe collaborare con precisione. Di certo non mi dispiacerebbe, più che con musicisti, continuare a confrontarmi con artisti che usano altri mezzi come registi (cinema, teatro, videoart), poeti e scrittori, o artisti visivi in generale. Mi trovo molto più a mio agio a fondere i miei suoni con altri mezzi piuttosto che fare a gara a chi piscia più lontano con altri musicisti. Solo perché nel suono ho idee e pensieri ben precisi e che spesso vanno facilmente in conflitto con quello degli alti “colleghi” … ma mai dire mai. Sono aperto al dialogo e confronto con qualsiasi collaborazione che riesca a stuzzicare la mia curiosità.

7) Quali sono i tuoi progetti futuri? E che vette vorresti raggiungere?

Chris Yan: Ho intenzione di fare arrivare il più lontano possibile questo ultimo disco con la promozione ed eventuali live dedicati – che già è un ottimo traguardo che non mi abbia già stancato, cosa accaduta con quasi tutti gli altri miei lavori. Sto pensando anche a strutturare dei live multimediali come presentazioni ufficiali dell’album. In ogni caso spero di tornare a suonare dal vivo nei contesti giusti anche proponendo i suoni al di fuori dal contesto del disco e basato più su improvvisazioni elettroacustiche, come ho fatto negli ultimi anni. Tra gli altri progetti e desideri c’è anche quello di ampliare il mio “archivio-memoria sonora” tramite l’attività da Field Recordist, sia come approccio di studi e personale e sia in residenze artistiche. Infatti, in questo senso si sta già muovendo qualcosa; e seppur io non possa ancora svelare troppo, da metà ottobre fino a metà novembre sarò impegnato in una residenza artistica basata sul tracciare una mappa sonora – tramite registrazioni sul campo – e la creazione di un nuovo archivio sonoro per la comunità di una città in Spagna.

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