Le Interviste di Nick – Longblond

Longblond
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Primo appuntamento della nuova settimana con la rubrica emergenti di “Le Interviste di Nick“. L’ultima volta è stato il cantautore Al Vox a parlarci meglio di se, mentre oggi, l’Electric Duo Project, fedeli al proprio nome, ci propone per l’appunto uno speciale duo dalla scena underground: presentiamo i Longblond.

Sono in due, uno alto e l’altro biondo: sono i Longblond, un duo di anonimi musicisti celati dietro occhiali da snowborad. La riservatezza sul progetto, come quella di tante altre band mascherate, ci impedisce di approfondire i tratti personali dei suoi fondatori (età, studi, professione, militanza in altre band) ma ci lascia trasparire almeno i loro soprannomi od acronimi, mentre il fatto che non siano nuovi nell’ambito musicale, ce lo rivela la complessità della loro stessa musica. Loro sono M.D. (chitarra e seconda voce) e R.D. (alla batteria, voce ed elettronica), provengono dalla zona di Padova, con un pizzico d’Ungheria, e ci sbattono addosso un heavy rock miscelato con l’elettronica per un risultato sorprendente: suoni potenti, di matrice underground, e istigazione alla danza. Tra batteria ed elettronica, tecnica scratch e riff accattivanti, distorsioni fuzz e ritmiche funky, i Longblond non si fanno mancare proprio nulla: rudi e underground, ma con un linguaggio facilmente comprensibile, freschi ed accattivanti ma tosti quanto basta, ogni loro proposta è una potenziale hit. Il linguaggio sonico, complesso e stratificato, viene raggiunto gradualmente, partendo dalle iniziali jam session d’improvvisazione del 2016. L’aggiunta di basi elettroniche ai due strumenti chitarra e batteria, realizzate con sintetizzatori analogici e digitali, risulta naturale grazie al background del batterista, mentre il repertorio viene infine completato con gli accompagnamenti del basso synth. Per ultima giunge la voce, intesa come strumento tra gli strumenti, sempre funzionale alla musicalità del brano. Lievemente megafonata (sia in fase di registrazione che durante i live) gioca con le parole (per esempio accostando vocaboli da lingue diverse) oppure ricrea la parte ritmica di uno strumento percussivo (Vedi “Understand Nada”). I testi sono per lo più in Inglese e descrivono argomenti diversi come l’impellenza di esprimersi con la propria arte, la ribellione ai canoni imposti, il riscatto e la controcultura fuori dagli schemi, le grandi città lucenti e allo stesso tempo spente. I live sono sempre potenti e coinvolgenti, inevitabilmente acclamatissimi, rivelandoci un duo dalle grandi potenzialità sceniche.

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1) Vorrei saperne di più sulle vostre origini. Come avete iniziato a fare musica e siete diventati la formazione che siete oggi?

R.D. Con questo progetto, duo mascherato, abbiamo deciso di fare cose che prima non abbiamo mai fatto, e di ripartire da una tabula rasa, da un punto zero rispetto tutte le esperienze precedenti, che comunque includevano rock, nu-metal, funky sperimentale, elettronica. E quindi ci siamo prefissati che le nostre origini sono proprio le origini dei Longblond, pressappoco nel 2016, quando appunto abbiamo iniziato a creare brani mischiando le diverse influenze musicali di entrambi, con elettroniche di diverso mood, scratch, parti strumentali e parti cantate, sia tranquille che urlate.

M.D. Dopo tanti anni di musica spesso sugli stessi palchi ci siamo chiesti se era il caso di fare una prova per divertirsi così, senza nessuna regola… esperimento riuscito direi!

2) Da dove viene il nome Longblond?

R.D. Il nome é spesso un rompicapo per le band, noi non ci abbiamo pensato molto, abbiamo deciso di unire alcune delle nostre caratteristiche esteriori, l’altezza di Max Doink in Long, e il biondo Blond di R.D. Risultato un nome che comunque ci rappresenta, semplice, e un po’ ironico.

M.D. Longblond, semplice e diretto: uno lungo e uno biondo, un nome che ci rappresenta in pieno.

3) Ci sono artisti che vi hanno influenzato o ispirato?

R.D. Artisti che ci hanno influenzato nel processo di crescita musicale come singoli ce ne sono una sfilza infinita, però diciamo che da quando abbiamo iniziato questa band non abbiamo più preso riferimenti da gruppi o artisti in particolare, cioè non abbiamo un punto di riferimento vero e proprio, faccio un po’ fatica a trovare qualcuno che possa segnare una strada che noi potremmo poi seguire, ciò a causa dell’imprevedibilità dei nostri brani, i quali anche tra loro sono abbastanza differenti

M.D. Sono tanti i musicisti e le band che ci ispirano ogni giorno ma bisogna fare un passo in avanti, staccarsi dagli ascolti abituali e sentire altro, aprirsi a nuovi sound per crearne di nuovi, sempre.

4) Quanto pensate che sia importante avere una forte identità musicale e come commentereste la vostra?

R.D. A mio avviso é molto importante avere un proprio suono e un proprio stile riconoscibile nel quasi infinito oceano di progetti musicali oggi in circolazione, molte cose sono molto simili tra loro, si ripetono, e a dir la verità non é per niente facile crearsi un’identità particolare. La nostra? Non abbiamo creato niente di nuovo, ma penso che il nostro particolare mix dei generi, spaziando a volte anche in maniera estrema, possa comunque darci un’identità unica.

M.D. L’identità musicale è sì importante ma sono talmente tanti i generi musicali che tutto sommato vale la pena spingersi su esperimenti che alla lunga possono interessare anche chi è di vecchia scuola…

5) Parliamo del vostro nuovo album “Lento is Dead”. Cosa potete dirci su questo disco?

R.D. Lento is Dead, è il nostro primo disco, 4 brani rock, 1 brano strumentale, 1 brano elettronico. Abbiamo cercato di riassumere in queste tracce la nostra idea di musica: il rock dal sound ruvido e crudo della chitarra elettrica, l’elettronica analogica, qualche samples, gli scratch stile anni ’90, la batteria con i suoi suoni reali rotondi e pomposi, e dei testi che parlano della vita reale, o testi che a volte sono solo parole in più lingue che a noi trasmettono musicalità.

M.D. Il disco è solo la prima tappa, ne siamo fieri perché essendo il primo abbiamo ricevuto belle recensioni. Il progetto in realtà è molto più ambizioso e abbiamo molti pezzi da incidere e da far sentire in live quando si potrà suonare.

Lento is Dead - Longblond

6) Avete appena vinto un premio speciale della giuria al Roma Videoclip Indie con il video della vostra “Rock’n’Roll Service”. Come è andata l’esperienza?

R.D. Sì, proprio qualche settimana fa il nostro video di “Rock’n’roll Service”, prodotto e diretto da noi, ha ottenuto il premio speciale YouMusic.TV. E’ una grandissima soddisfazione, Roma Videoclip Indie è un concorso con moltissimi progetti interessanti e di valore e la cui premiazione si è svolta durante l’Ostia Film Festival Italiano. Questo video l’abbiamo creato nella stessa maniera con cui creiamo i nostri brani, e cioè pensando fuori dagli schemi, con musicalità e ritmo continuo, e con contenuti e con stili che variano senza regole pre imposte.

M.D. La parola giusta è… incredibile… Inaspettato veramente, non pensavamo di poter vincere un premio così prestigioso a livello nazionale… ne siamo veramente orgogliosi! Ricordo che con la nostra Longblond Video Design (LVD) realizziamo anche video per terzi, dovesse interessare…

7) Cosa provate quando fate musica?

R.D. Suonare dal vivo ci dà soddisfazione, il riuscire ad unire tutte le varianti, tutte le varie cose durante il brano è elettrizzante, abbiamo le basi elettroniche e il basso synth in cuffia, e poi abbiamo i nostri strumenti dal vivo che ci permettono di dare dinamica e carica nei punti necessari. Inoltre noi suoniamo con delle maschere, dei grossi occhiali scuri, e ciò comporta che ci troviamo completamente isolati nella musica e nel nostro mondo, anche dal vivo spesso è come trovarsi in un universo a parte, esperienza da provare.

M.D. Il live e il nostro campo di battaglia. Suonare dal vivo è sempre bellissimo, in particolare vedere le facce del pubblico che tentano di capire cosa potremmo fare è una soddisfazione incredibile. Certo che con le maschere che indossiamo per noi non è così facile controllare tutto ma è anche il modo per entrare in un mondo solo nostro dove tutto il suono diventa possibile.

8) C’è qualche artista con cui vi piacerebbe o vorreste avere l’onore di collaborare?

R.D. Artisti bravi ce ne sono moltissimi, che abbiamo ascoltato o che ci hanno influenzato nel passato. Ma sinceramente se dovessimo e potessi scegliere con chi collaborare, sceglierei qualcuno che ancora non conosco e che segue generi talmente diversi e lontani da noi al quale magari ancora non abbiamo pensato o ascoltato, quindi sarei più su una cosa sperimentale, insomma opterei alla sorpresa inaspettata, più che a una collaborazione con gente che più o meno esegue il nostro stile.

M.D. Come dice R.D., tanti sono gli artisti che ci hanno spinti a fare musica e a proporla ma anch’io, se dovessi scegliere, farei sicuramente un progetto fuori dagli schemi.

9) Quali sono i vostri progetti futuri? E che vette vorreste raggiungere?

R.D. Noi continuiamo con le nostre cose, quindi cercheremo di creare un altro video musicale, e poi pensiamo di registrare nuovi pezzi, non sappiamo ancora se sarà un disco di pochi brani come Lento is Dead o un cd completo, più canonico, vedremo. Aspettando di ritornare a suonare dal vivo con una scaletta che prevede pezzi anche nuovi. Come vetta principale a noi interessa che la nostra musica venga ascoltata e presa in considerazione tra l’oceano di band e progetti musicali oggi disponibili e in circolazione.

M.D. Il progetto continua, in questo anno difficile abbiamo scritto tanti pezzi e programmato altri video. Il live ci manca, ci manca il palco e il contatto vero con il pubblico… ma presto ritorneremo. Grazie a voi per lo spazio concessoci

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