Progetto Dikotomika – Mariagrazia Alviggi

Dikotomika

Dopo una settimana di pausa, iniziamo nuovamente con gli appuntamenti qui “Le Interviste di Nick” con un altro approfondimento dedicato al progetto discografico/letterario “Dikotomika” di Valeria Frontone, insieme ad un’autrice dei testi del libro. La scorsa volta abbiamo incontrato il dottor Luigi Finelli, autore di “In Punta di Piedi“, mentre oggi è il turno dell’autrice di “Stella Nera“: la professoressa Mariagrazia Alviggi.

Docente di Fisica Sperimentale presso il Dipartimento di Fisica nell’Università di Napoli “Federico II”. Svolge la sua attività di ricerca nel campo della “Fisica delle particelle elementari“, occupandosi principalmente dello sviluppo di apparati per la rivelazione di particelle. Attualmente partecipa all’esperimento ATLAS al Large Hadron Collider (LHC) del CERN ed al progetto CERN RD51“.

Mariagrazia Alviggi

1) Abbiamo già potuto leggere qualcosa sulla tua biografia, ma potresti presentarti e dirci qualcosa in più su di te?

Mariagrazia Alviggi: Insegno all’Università di Napoli “Federico II” e mi occupo di ricerca nel campo della fisica sperimentale delle ‘particelle elementari’. Questo settore della Fisica studia i costituenti ultimi della materia, insieme alle leggi che ne regolano le interazioni, tramite la realizzazione di esperimenti in cui si fanno collidere fasci di particelle, di elevatissima energia ed intensità, e si analizza ciò che accade in tali ‘urti’. In particolare, io mi occupo di ‘rivelatori di particelle’, ossia degli strumenti che progettiamo e realizziamo per ‘vedere’ le minuscole particelle di cui il mondo è costituito: i rivelatori reagiscono al passaggio delle particelle producendo un segnale elettrico e l’insieme di questi segnali ci permette di ricostruire il percorso fatto dalla particella, di identificarne il tipo e di ricavare tutte le informazioni che servono per ricostruire l’evento accaduto.

2) Qual è il tuo rapporto con l’arte, la musica e la scrittura?

Mariagrazia Alviggi: La scienza può sembrare qualcosa di molto lontano dal campo artistico ma in realtà hanno in comune molte cose, ad es. la creatività indispensabile per ‘inventare’ nuovi oggetti o tecniche, la traduzione dell’idea in una realizzazione pratica attraverso un tipo diverso di espressività, la perseveranza necessaria per portarla avanti provando e riprovando varie e diverse soluzioni… Nella fisica c’è una bellezza spesso comparabile a tutte le altre forme d’arte… e ci sono leggi della natura ‘belle’ ad es. perché simmetriche (o antisimmetriche), oppure perché ‘semplici’ o ‘eleganti’ nella loro formulazione matematica… e, come accade per l’arte, la musica o la scrittura, bisogna allenare alcuni ‘sensi’ (fisici e mentali…) per imparare ad apprezzarla.
Tornando alla musica, da ragazza avrei voluto studiare pianoforte ma non potevo sostenerne l’acquisto, poi, ironia della sorte, quando avrei potuto sostenerlo non avevo lo spazio… i pianoforti digitali a tasti pesati, scoperti in età avanzata, mi hanno permesso finalmente di farlo… quindi adesso studio pianoforte, con i tempi che la vita mi consente, ma mi diverto lo stesso!

3) Come hai conosciuto la musicista e compositrice Valeria Frontone?

Mariagrazia Alviggi: Alla Music&Arts, tramite alcuni amici che la frequentavano e mi parlarono con entusiasmo di lei, così presa dal suo violino, dalla musica in generale e dalla pittura!

4) Qual è la tua opinione sul problema della violenza sulle donne?

Mariagrazia Alviggi: Direi che non c’è persona sana di mente che non riconosca il problema e non sia d’accordo sulla necessità di sradicarlo! Purtroppo, credo che il processo sia molto lento poiché ci sono retaggi culturali molto difficili da sradicare, sicuramente negli uomini ma anche spesso nelle stesse donne vittime di tale violenza. E’ una lunga strada che passa inevitabilmente per l’educazione che diamo ai nostri giovani, per la loro istruzione, ma anche per la sensibilizzazione che bisogna fare nei confronti di tutte quelle persone che, per loro fortuna, non l’hanno mai provata e quindi tendono ad ignorarla… Poi, inutile dirlo, ci vorrebbero delle istituzioni in grado di mettere sul serio in sicurezza le donne che denunciano, cosa che spesso come vediamo dalla cronaca non accade, e di assicurare loro un’indipendenza economica.

5) Cosa ne pensi del progetto “Dikotomika”?

Mariagrazia Alviggi: Ha il pregio di coprire tanti aspetti della lotta contro tale violenza e con più mezzi; è ‘dimostrativo’ come una manifestazione in piazza, ‘stimolante’ al pensiero ed al dialogo, ‘sensibilizzante’ tramite il duplice mezzo della musica e della scrittura… in alcuni aspetti, come nella presa in giro al ‘maschio dominatore’, è anche catartico!

6) Come hai scelto o ti è stato assegnato il brano “Stella Nera” e cosa puoi dirci sul tuo racconto su di esso?

Mariagrazia Alviggi: Mi è stato assegnato da Valeria sicuramente a causa della vicinanza tra l’argomento del brano e la mia professione… ma io l’ho introiettato in tutt’altro modo… purtroppo le donne sono spesso vittime di una ‘violenza della natura’, che ci rende malate di cancro al seno in numero elevatissimo… La stella nera, che come un buco nero cresce inglobando materia, mi ha inevitabilmente ricordato questa malattia e quindi, invece di parlare di stelle e cieli luccicanti, ho finito con lo scrivere di pensieri ed esperienze angoscianti legate a questa malattia…

7) Hai in mente qualche progetto per il futuro in ambito artistico, musicale o letterario?

Mariagrazia Alviggi: Per ora no, ma mai dire mai..

8) Fai un saluto ai lettori e se puoi, dai un consiglio o una raccomandazione.

Mariagrazia Alviggi: Il percorso per liberarci della violenza sulle donne, e in genere sui più deboli, richiederà probabilmente molti decenni. Bisogna abituarsi, anzi educarsi, a non cercare di sopraffare il prossimo, neanche solo ‘verbalmente’, perché quello è il seme della violenza, più o meno grave, che poi in certi casi alimenta una crescita esponenziale verso manifestazioni più aggressive. Non è semplice, perché si teme di apparire deboli e quindi essere sopraffatti, ma è la strada per la crescita interiore che l’uomo deve percorrere per superare alcuni comportamenti, giustificabili forse nel mondo animale o all’età della pietra, ma non nel mondo ‘umano’ e adesso…

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