Le Interviste di Nick – Marco Silvaroli

Marco Silvaroli
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Nuova intervista nella rubrica artisti emergenti de “Le Interviste di Nick“. Solo ieri abbiamo avuto il piacere di confrontarci col rapper romano Axel Blue, mentre oggi ci spostiamo con un nuovo cantautore di origini molisano: stiamo parlando di Marco Silvaroli.

Nato a Campobasso il 12 agosto 1988, si avvicina alla musica all’età di 18 anni, prediligendo la canzone d’autore e rimanendo affascinato dalla figura di Fabrizio De Andrè. Su questa scia fonda il primo gruppo con il quale svolge numerosi concerti nella provincia di Campobasso.
Nell’aprile 2019 pubblica il suo primo brano inedito: “Una vita violenta“, che vince il contest organizzato dall’emittente televisiva Nova Web Tv di Torino.
Il 6 luglio prende parte al free festival “In direzione ostinata e contraria”, la rassegna musicale conclusiva della V edizione del premio letterario nazionale “Fabrizio De André” (Pietracatella – CB), durante il quale esegue brani di sua composizione e brani del cantautore genovese a cui è dedicato il premio.
A novembre riceve una “Menzione speciale al merito” alla fine della sua partecipazione al VII concorso “CET – Scuola autori di Mogol”.
Nel 2020 è finalista al premio internazionale “Habere Artem”, organizzato dalla Aletti editore, con il testo del brano “Luce di candela”. Il testo viene inserito nel volume “Habere Artem” (volume XX, parte III) pubblicato nel mese di aprile e introdotto dalle firme del poeta, critico letterario ed editore Giuseppe Aletti e da Francesco Gazzé (autore di tutti i più importanti successi del fratello Max Gazzé), che raccoglie i lavori degli autori più rappresentativi del concorso.
Nel maggio del 2020 pubblica su Spotify per iMusicianDigital il suo primo lavoro discografico dal titolo “Storie dell’Assurdo”, un EP composto dai brani “Una vita violenta”, “Lettera a Lina” e “Luce di candela”.
All’inizio di dicembre il testo di un suo brano inedito dal titolo “Al Due di picche” compare nel volume “4° Premio Letterario Internazionale “Maria Cumani Quasimodo”, raccogliente le opere più rappresentative dell’omonimo concorso, pubblicato dalla Aletti editore e introdotto dalla firma dell’attore Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore Quasimodo e della danzatrice Maria Cumani.

Le mie canzoni non hanno la pretesa di aprire uno spiraglio di Paradiso ai miei ascoltatori; spero soltanto che siano in grado di raccontare l’Inferno in cui molti, purtroppo, sono costretti a vivere”.

Scopri link e contatti utili alla fine dell’intervista

1) Vorrei cominciare chiedendoti qualcosa sulle tue origini. Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Marco Silvaroli: Mi sono avvicinato alla musica a partire dall’esplorazione del mondo della canzone d’autore italiana. Durante questo periodo, ho costituito un “gruppo” insieme al quale ho svolto diversi concerti nella provincia di Campobasso, proprio focalizzando la mia attenzione sulla dimensione del cantautorato italiano. Successivamente, durante gli anni universitari trascorsi a Genova, ho cominciato a scrivere canzoni mie.

2) Ci sono artisti che ti hanno influenzato o ispirato?

Marco Silvaroli: Penso ad un artista in particolare: il primo Fabrizio De André degli anni 60’ e dei primi anni 70’, ossia il De André fortemente influenzato dalla cultura francese e, in maniera particolare, dall’opera di François Villon e di Georges Brassens.

3) Quanto pensi che sia importante avere una forte identità musicale e come commenteresti la tua?

Marco Silvaroli: Almeno nel mio caso specifico, avere una chiara identità musicale è fondamentale per evitare di cadere nella mera imitazione del mio modello di riferimento principale. Devo, tuttavia, aggiungere che non è possibile edificare un’identità che si possa definire originale senza partire da ciò che abbiamo ereditato dal passato. Se ben ricordo, fu Charles Baudelaire ad affermare che non c’era possibilità di fare poesia nuova senza tenere in considerazione tutta l’eredità classica che ci aveva preceduto. Sotto questo fondamentale punto di vista, “I fiori del male” sono considerati, per adoperare la bella espressione di Georges Bonneville,“il vangelo della poesia moderna”.

4) Parliamo del tuo primo EP, “Storie dell’Assurdo”. Cosa puoi dirci su questo lavoro?

Marco Silvaroli: Posso dire che “Storie dell’Assurdo” descrive, mediante canzoni che si caratterizzano per una struttura armonica essenziale, le vicende di vere e proprie non-vite travolte da sterili amori vissuti all’ombra della propria immaginazione, consumate dalla depressione o semplicemente distrutte dalla banalità di un incidente stradale. Tutte queste non-vite sono accomunate dal fatto di essere travolte dalla furia del Caso, elemento che si sottrae, per sua natura, ad ogni possibile calcolo fatto dall’uomo nel tentativo di arginarlo. Passata la furiosa tempesta, restano i sopravvissuti a cui spetta l’arduo compito di ripartire, affinché la ricomposizione di quello che resta possa esprimere un senso ad esistenze del tutto ridotte a brandelli residuali.

5) Cosa provi quando fai musica?

Marco Silvaroli: Sento la necessità di esprimere il mio punto di vista immorale che si può spiegare partendo dalle parole di Francis Bacon, il quale, nei suoi “Saggi”, affermava che “non c’è beltà, per quanto perfetta, che non abbia qualche irregolarità nelle sue proporzioni”. Io tento di affermare che la bellezza, partendo dalla ricerca di ciò che è irregolare rispetto ai modelli dominanti, può nascondersi anche tra le ombre nere di esistenze ripetutamente percosse e trafitte dai colpi della Fortuna.

6) C’è qualche artista con cui ti piacerebbe o vorresti avere l’onore di collaborare?

Marco Silvaroli: Più che collaborare con qualche artista, mi piacerebbe frequentare i corsi del Centro Europeo di Toscolano, la scuola per autori di canzoni fondata e diretta da Mogol nei pressi di Avigliano Umbro, al fine di perfezionare le mie conoscenze e le mie competenze nella capacità di scrittura in versi.

7) Quali sono i tuoi progetti futuri? E che vette vorresti raggiungere?

Marco Silvaroli: C’è una proposta artistica sulla quale sto lavorando da tempo. Tuttavia, devo dirti la verità: essendo una persona piuttosto scaramantica, preferisco non parlare delle mie idee e delle mie proposte prima che abbiano preso una forma concreta.

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